Poco più di un anno fa, il 18 marzo del 2021, si celebrava il settimo anniversario della contestata annessione della penisola di Crimea alla Federazione Russa, vero e proprio momento di svolta nella storia recente delle relazioni internazionali tra la Federazione Russa e l’Unione Europea. A distanza di anni, le dichiarazioni dei principali protagonisti lasciavano trasparire il permanere delle tensioni sorte nella primavera del 2014 tra i due attori geopolitici, che sarebbero poi esplose nel febbraio del 2022 in seguito alla brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina. Da una parte, Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in occasione dell’ultima visita di un alto rappresentante delle istituzioni europee a Mosca, affermava che la Russia stava progressivamente prendendo le distanze dall’Europa, alla luce delle ripetute violazioni dei diritti umani nel Paese – di cui l’avvelenamento dell’oppositore politico Aleksej Navalnyj rappresentava soltanto l’ultimo atto – e delle norme fondamentali del diritto internazionale in Ucraina. Dall’altra, Sergej Lavrov, Ministro degli Esteri della Federazione Russa, definiva l’Unione Europea come un “partner inaffidabile”, per via della continua imposizione di “restrizioni unilaterali e illegittime”, facendo chiaro riferimento alle sanzioni economiche e diplomatiche in vigore contro la Russia sin dal 2014.
Alla luce della situazione attuale, che vede ormai l’emergere di una vera e propria paralisi diplomatica, questo contributo è volto a riportare al centro dell’attenzione una riflessione ampia sulle dinamiche di lunga durata del rapporto conflittuale tra la Federazione Russa e l’Unione Europea, guardando al ruolo di svolta che ha rappresentato la cosiddetta ‘crisi ucraina’ all’interno delle relazioni tra i due attori geopolitici nella storia dell’età presente. Se guardiamo oggi alla Russia e alle relazioni tra la Russia e l’Unione Europea come ad una sfida geopolitica, dovremmo forse partire dal fatto che la sfida di fronte all’UE è sicuramente duplice: si tratta, innanzitutto, di una sfida interna all’Unione, se pensiamo che per l’UE la Russia ha sempre rappresentato un elemento di crisi e un motore di cambiamento delle sue dinamiche interne; inoltre, è una sfida importante all’interno del più ampio spazio europeo, che va al di là dell’Unione e che racchiude realtà molto differenti tra loro che sono mutate nel corso degli ultimi trent’anni, e che in molti casi non vedono più nell’Unione un riferimento e un modello chiari per la propria futura evoluzione politica.
La guerra in Ucraina ci riporta, quindi, all’interno di divergenti visioni dell’idea di spazio geopolitico europeo. Per le dinamiche politiche interne all’Unione, la ‘crisi ucraina’ è stata un momento di svolta per due motivi principali, che vanno al di là dello scontro tra Ucraina e Russia: in primo luogo, si è trattato dell’ultimo momento di coesione interna reale e concreta per la politica estera dell’UE (soprattutto alla luce delle successive ‘crisi’, ovvero quella migratoria nel 2015, e la crisi sanitaria del 2020), con l’approvazione di un ampio apparato di sanzioni rimasto in vigore nel corso degli ultimi otto anni e rinvigorito in modo sostanziale all’indomani della recente aggressione russa; in secondo luogo, si è trattato di un momento di svolta per le politiche di Vicinato della stessa Unione, se pensiamo che già dall’anno successivo all’inizio della ‘crisi’, nel 2015, abbiamo assistito alla revisione delle sue principali linee programmatiche. Non a caso, l’enfasi sulla stabilizzazione e la resilienza avevano prevalso in modo significativo nella revisione delle politiche di Vicinato del 2015, ed era stata di nuovo ribadita nella relazione redatta a tre anni di distanza dalla pubblicazione della Strategia globale, in cui veniva sostenuta una politica del ‘doppio binario’ da perseguire nei confronti della Russia.
Alla luce di queste dinamiche, potevamo arrivare ad affermare che la crisi ucraina era stata forse l’ultimo capitolo di una politica di promozione diretta dello sviluppo democratico nel Vicinato Europeo: non è un caso se nel 2015, ovvero in seguito alla crisi ucraina, si fosse sentita l’esigenza di procedere con una revisione della politica di Vicinato dell’Unione, ora volta alla stabilizzazione e alla resilienza. Inoltre, l'assenza dell'Unione Europea come attore unitario al tavolo dei negoziati insieme alla Federazione russa e all'Ucraina dimostrava come la Russia fosse stata in grado di condurre i colloqui di pace per la risoluzione del conflitto nel Donbas secondo il proprio ritmo.
Di fronte a queste dinamiche, l’atteggiamento più adatto per l’UE per contrastare la deriva autoritaria della Russia e al contempo ripristinare un dialogo produttivo con questo importante partner nello scacchiere geopolitico europeo, sembrava essere quello di rispondere a quella necessità di ripensare il proprio ruolo all’interno del Vicinato, costruendo un modello strategico complesso che guardasse alla Russia come ad un partner e al tempo stesso come ad un rivale all’interno della regione. Non a caso, se da una parte in un articolo per il settimanale tedesco Die Zeit pubblicato nel giugno del 2021 il presidente russo Vladimir Putin affermava di voler ripristinare un partenariato strategico globale con l’Unione Europea nel prossimo futuro, dall’altra, alla luce del persistere delle profonde divergenze in materia di diritto internazionale e di diritti civili, le alte cariche dell’UE ribadivano in modo unanime la propria posizione, affermando come “nelle attuali circostanze”, il proposito di creare una “rinnovata partnership con cui realizzare il pieno potenziale di una stretta collaborazione con la Russia resti una prospettiva lontana”. Solo seguendo una nuova direttrice volta a “contrastare, arginare e dialogare” con la Russia, come emerso nella comunicazione congiunta dell’estate del 2021 in materia di relazioni con la Federazione della Commissione Europea e dell’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e per la politica di sicurezza, l’Unione Europea sembrava poter essere capace di rispondere a livello comunitario alla sfida geopolitica posta dalla Federazione Russa.
In questo quadro, la brutale invasione militare dell’Ucraina da parte della Federazione Russa rappresenta oggi un nuovo possibile momento di svolta per le dinamiche di politica interna ed estera dell’Unione Europea: il rinnovamento del processo di integrazione europea, al centro delle negoziazioni in corso tra i due attori, sembra oggi poter prendere nuove forme e direzioni a partire dall’Ucraina.