L’Europa si trova di fronte a decisioni sfidanti che non possono essere eluse. Da oltre un anno l’invasione russa in Ucraina insanguina il cuore del vecchio continente. Molto è stato detto e scritto sul ritorno della guerra in Europa dopo il secondo conflitto mondiale. Penso che l’aspetto più rilevante sia proprio il significato intrinseco per la storia dell’Europa e del suo processo di integrazione. In gioco sono i valori della liberaldemocrazia, messi a repentaglio da un modello alternativo fondato sull’autocrazia e che qualcuno vorrebbe imporre anche a noi. Se questo è il senso della guerra ucraina è evidente che le decisioni europee non possono trascurare che è in discussione ciò che siamo e ciò che vogliamo continuare ad essere. Parteggiare per l’uno o per l’altro dei contendenti, auspicare una pace necessaria, o fiancheggiare la prosecuzione ad oltranza delle ostilità può avere una logica e una legittimità. Non possiamo ignorare, tuttavia, che sullo sfondo v’è la difesa di un’idea prescrittiva di democrazia su cui è stato costruito nel tempo il processo di unificazione europea. A causa della guerra abbiamo chiuso uno o forse tutti e due gli occhi sulle continue offese alla liberldemocrazia portate all’interno dell’Unione da alcuni dei suoi partner. A causa della guerra si ridiscute dell’allargamento senza se e senza ma, come se il rispetto dei principi liberaldemocratici sia qualcosa di scontato che sta e resta sullo sfondo anziché essere pratica quotidiana degli europei e di chi vorrebbe esserlo. Proprio l’emergenza della guerra, invece, dovrebbe riportarci alla radice della nostra esperienza di convivenza europea, ai suoi valori di libertà, eguaglianza e solidarietà, allo stato di diritto, al processo democratico di selezione del governo, al pluralismo in tutte le sue forme.
In questa prospettiva, non sono da meno le altre sfide che l’Europa deve affrontare. La tragedia di Cutro, con le decine di vittime morte sulle nostre spiagge senza aver fatto nulla per salvarle, ripropone drammaticamente la questione dei migranti. Sento in giro discorsi che si focalizzano su regole e su procedure, come se tutto si risolvesse lì. Bisognerebbe riflettere un po’ sul fatto che regole e procedure devono lasciare il passo all’umanità quando si tratta di salvare una vita. La Presidente Ursula von der Leyen ha anticipato un intervento da pare dell’Unione europea. Vedremo. Continuare a rinviare la palla altrove, come fa qualcuno, non esime i governi nazionali più esposti, come l’Italia, dall’assumersi le proprie responsabilità. Il dovere morale di salvare la vita umana precede ogni regolazione e ogni accordo europeo. Questa verità è il contenuto della nostra storia e della cultura che radica lo stato costituzionale e il processo di integrazione europea.
Non meno rilevante, per altro verso, è la sfida che la pandemia ha riproposto negli ultimi anni. L’integrazione europea procede sempre secondo criteri economici e consumistici, e fatica a prendersi carico dei bisogni delle persone, delle diseguaglianze, dei cambiamenti climatici e della protezione ambientale. È arrivato, e non da oggi, il momento costituzionale per riscrivere il patto fondativo dell’Unione europea. Anche in questo caso è inutile girarci intorno, se non per rinviare a domani ciò che è necessario fare adesso. Next Generation Eu ha rappresentato una svolta. Ma non può essere solo un fatto contingente. Si deve rilanciare. La solidarietà europea è il collante di una società che si deve costituire in senso sovranazionale. Eguaglianza e Ambiente devono essere gli assi portanti di un nuovo contratto sociale su cui l’Europa deve riscrivere la sua missione per realizzare il fine costituzionale della libertà eguale e uno sviluppo capitalistico riorganizzato in funzione della riduzione dei margini del conflitto esistenziale che l’antropocene ha fatto deflagrare.
Vasto programma, certo. Noi europei convinti non possiamo non essere ambiziosi, avendo memoria della storia, dopo tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, per donarci una società migliore ispirata ai valori della liberaldemocrazia e del rispetto della vita di ogni essere vivente.
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